Ispirandomi al saggio modo di dire: “mens sana in corpore sano”, ho pensato che per sentirci americani veri dovevamo innanzi tutto essere americani dentro. Il primo passo era quindi di avere un fisico americano: “mens americana in corpore americano”, appunto.
Per riuscire nell’intento dovevamo dunque lasciare da parte la nostra obsoleta dieta mediterranea e aprire lo stomaco alla moderna e colorata cucina americana. E allora via, si parte!!
Una prefazione di quello che avremmo mangiato l’abbiamo avuta all’aeroporto di Francoforte dove abbiam fatto scalo. C’era un bel panino che sembrava fatto apposta per noi: “tomato e mozzarella”. Poi per fortuna ho letto tutto: “tomato, mozzarella e pesto”.
Avete mai messo il pesto nel panino? Lì si usa molto, ma questi sono tedeschi, non americani….
Stanchi del viaggio, dopo praticamente quasi 24 ore tra spostamenti e voli, arriviamo in albergo a Los Angeles, verso le 19 del 24 settembre, ora locale.
Ma vale davvero la pena fare tutte quelle ore di volo??
La risposta è prontamente arrivata con la colazione: un mega muffin grande come un panettoncino!!
Certo che ne vale la pena!
Nella camera dell’albergo Hilton dell’aeroporto abbiamo anche trovato con piacere la cugina americana della nostra macchina del caffè:
Sarà perché lavazza, ma devo dire che tra i vari caffè all’americana che abbiamo bevuto, questo era più che accettabile.
Il giorno dopo andiamo a vedere l’oceano a Santa Monica. Il molo offre cibi di ogni tipo: noi per stare leggeri entriamo qui
e ordiniamo due burritos con carne.
Nonostante l’aspetto poco rassicurante, vi assicuro che erano molto buoni, con un ripieno di tenero arrosto e fagioli che ricordavano vagamente la nostra panissa. Il tutto accompagnato dalle tortillas e da una salsa al peperoncino capace di resuscitare anche i morti.
Fa molto caldo, e mi sono pure un po’ bruciacchiata la faccia. Allora cosa c’è di meglio di qualcosa di fresco?
Era una specie di frappè-sorbetto spesso al cocco, buonissimo, dalle dimensioni per loro normali, ma per noi extra... Per gola l’avrei finito, ma non ho avuto il coraggio per paura di star male.
Si noti come io mi stia americanizzando molto più velocemente di Marco, forse per una questione genetica.Il giorno dopo, il 26, incomincerà il tour in pullman.
Se volete seguire la nostra americanizzazione, STAY TUNED!!!
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