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Una Notte sul Ghiacciaio

Dopo aver raggiunto la Levanna Orientale verso le 13:00 io e Fulvio iniziamo la discesa dai suo quasi 3555 metri.

Scendiamo per il percorso segnato da Omini di pietra, presto una nebbia e le nuvole basse ci attanagliano e la visibilità si riduce a pochi metri, continuiamo, tentiamo di ritrovare la strada per la via del rif. Davisio, molte volte ritorniamo verso il punto di segnaletica precedentemente visto, ci giriamo intorno fino a cercare il prossimo segnavia.

Si continua così per diverse ore immersi nella nebbia, si passano delle discese in arrampicata con cautela alcune si aggirano, riperdiamo il percorso, guardiamo l'ora sono passate le 17 i soccorsi saranno stati allertati dal Rifugio che ci aspettava? Continuiamo a scendere ma siamo sempre oltre i 3000 metri, si continua fino circa le 20.30, la luce si abbassa molto, ho le allucinazioni dalla stanchezza e dallo sforzo di guardare tra la nebbia, si aggiunge un calo di zuccheri, alle volte la vista mi si appanna e diventa tutto nero.

Decidiamo di accamparci, seguiamo un fiume che scende fino a che ci vediamo in modo da scendere fino a 2900 metri, troviamo una roccia alta circa un metro, ci sistemiamo dietro, togliamo qualche pietra da terra per preparare un bivacco per ripararsi, non si può continuare è pericoloso.

Posiamo in terra un'impermeabile, ci mettiamo sdraiati vicini e ci copriamo con un poncho in due, mi rimangono i piedi fuori, ad una certa ora prendo una busta di plastica e mi copro i piedi, ogni tanto si trema fino a battere i denti, siamo sotto il poncho anche con la testa, l'umidità è alta le ore passano lente, inizia a piovere per qualche minuto, se piove va bene vuol dire che non fa troppo freddo e non nevica che sarebbe peggio.

Ogni 10-15 minuti ci svegliamo a vicenda per ricordarci di muovere le mani e i piedi, non riesco a scaldarmi le mani, anche a contatto con la pelle, le mani mi formicolano e sono sempre umide e bagnate. Sotto il Poncho l'umidità è alta ma almeno siamo riparati dal vento e dalle nuvole basse, che quando ci investono portano un mare di umidità, sembra di essere immersi in una sauna fredda......

Le nuvole si spostano per qualche minuto, dalla posizione in cui siamo vediamo in basso della valle delle luci che si muovono quasi parallele (il giorno dopo scopriamo che erano i soccorritori che risalivano la valle per il rifugio Davisio).

Ad un certo momento Fulvio dice di sentire delle voci, io ho le orecchie coperte dalla cuffia e non sento nulla, siamo vicini ad una cascata che fa un rumore infernale (il giorno dopo scopriamo che erano proprio i soccorritori che si erano avvicinati a noi.)

Le ore sono lente le undici, mezzanotte, l'una , le due.... a questo punto non penso che patiremo altro freddo con il rischio di congelamento, il sole dovrebbe sorgere verso le 7.

Ogni tanto si trema, il pensiero principale va solo a chi è sotto e si sta disperando, verso i miei genitori, verso la mia quasi moglie, la cosa più terribile è di recare dispiacere ai propri cari, in quel momento non si può fare nulla, solo aspettare il sole.

Sole le 5:30, ogni tanto ci si addormenta per una decina di minuti, un sonno leggero e molto disturbato da sogni e incubi.

Mi alzo, la schiena mi fa male è tutta la notte che sono per terra, faccio due passi, anche Fulvio si alza, ci sediamo sulla pietra e ci addormentiamo sotto il poncho, l'aria fredda è tagliente sulle gambe.

Le 6:30 , il sole sorge e illumina intorno a noi, la nebbia si è diradata iniziamo a muoverci dopo un pezzo di cioccolata e una bustina di zucchero.

Non riusciamo a capire dove e come siamo arrivati in quel nevaio, siamo tra due ghiacciai, iniziamo a salire, dobbiamo riprendere il percorso della sera prima scavallare la cresta e tentare di vedere dall'altra parte.

Non capiamo come uscire da quella valle, io propongo una sella a circa 1 km di distanza, più bassa sulla sinistra. Mentre discutiamo il metodo di uscire da quella situazione iniziamo a sentire una voce che mi chiama il lontananza "MARCO!!!", noi rispondiamo due volte, la voce ci chiede di metterci qualcosa di rosso, io inizio a svengtolare le braccia , intanto due figure vestite di rosso iniziano a salire dal basso sotto al ghicciaio. La voce ci urla se siamo tutti e due e stiamo bene, noi rispondiamo, vediamo una delle due figure che comunica con la radio. La guida dice di stare fermi e di aspettarlo. Si torna a casa, stringo la mano a Fuvio.

La figura si avvicina, mette i ramponi, risale un pezzo di ghiacciaio.

Lo vedo da vicino, è un ragazzo giovane sui 25 anni, ci stringe la mano e dice di essere molto felice di averci trovato e vedere che stiamo bene (ci dice anche che siamo stati bravi a rimanere illesi e ad essereci fermati per la notte), lo ringraziamo.

Il secondo soccorritore rimane sotto al ghiacciaio, vorrei ringraziarlo ma è troppo lontano, non riesco neanche a vederlo in faccia.


Entro qualche minuto organizza il nostro trasporto, ci sediamo in terra, togliamo gli zaini e attendiamo istruzioni. Dopo qualche minuto di conversazione con la radio arriva l'elicottero del 118. L'elicottero non si posa e resta ad un metro da terra, saliamo, ci legano le cinture e partiamo, la guida che ci ha trovato sembra quasi eccitato a salire sull'elicottero dopo essersi messa l'imbragatura.

L'elicottero sale e nel giro di 2 minuti siamo a Forno alpi graie, atterriamo in un campo, scendiamo e rimaniamo fermi a terra fino a che non ci dicono di alzarci in modo che l'elicottero si sposti, qualcuno mi mette una mano sulla testa e mi abbassa a terra.

Saluto i miei genitori che arrivano , sono abbastanza sconvolti ma contenti di vedermi. Chiamo subito Cinzia, gli dico che sto bene e per sdrammatizzare gli dico che sono arrabbiamto perchè ho rotto i pantaloni nuovi.

Un saluto veloce e vado dal medico che mi visita, temperatura (33 gradi), pressione, mi viene medicata una mano dove ho una ferita lacero contusa (un bel taglio slabrato), continuo a ingraziare tutti, si sono mossi quasi in 30 volontari per 12 ore più l'elicottero del 118.

Fulvio rimane a fare colazione, io ritorno a casa rapidamente, i ragazzi del soccorso ci comunicano che stanno arrivando quelli del Tg3 Piemonte e vari giornalisti.

Un grade ringraziamento a tutti quei ragazzi del soccorso alpino, al medico, al pilota dell'elicottero per averci portato fuori dalla Levanna.

Non sarà l'ultima volta che vado su un ghiacciaio, la levanna mi ha lasciato dell'amaro in bocca, forse tra qualche tempo proverò a ritornarci, il posto è bellissimo.

Ritorno a casa, saluto Cinzia che ha passato una notte d'inferno in compania della mia testimone Paola, non possono esistere parole per scusarmi anche se l'incidente non era causato da me ma dalla fitta nebbia.

Prendo la macchina e vado al pronto soccorso a Vercelli, prima passo in ufficio a far vedere che sono vivo, Federico molto gentimente mi spedisce subito a casa. Passo a farmi dare dei punti alla mano ma non fanno neanche lo sforzo di guardami la mano aperto, dicendomi di mettere due cerotti (la ferita si è rimarginata 3 settimane dopo, adesso ho un bitorzolo al lato della mano, cosa che non ci sarebbe stata con 2 punti!!!), all'ospedale devo anche insistere per farmi fare l'anitetanica!!!!

Ritorno a casa verso le 15, ci sono tanti articoli di giornale che parlano di due alpinisti dispersi, sia sulla Stampa che sui giornali locali. Mi chiamano anche alcuni giornalisti per avere informazioni.
Santhià sembra sconvolta, tantissime persone chiamano i miei genitori per sapere di mie notizie, questa cosa mi ha molto impressionato...

grazie a tutti!

Marco!

Commenti

Anonimo ha detto…
Ciao Marco a distanza di quasi un anno leggo la tua meticolosa dell'avventura che in qualche modo abbiamo vissuto parallelamente.Io mi chiamo Manlio e sono il ragazzo del S.A. che vi ha raggiunto per primo. Mi fanno molto piacere le tue parole nei nostri confronti. A questo proposito vi invito per Domenica 14 Settembre 2008 al rifugio Daviso per festeggiare con noi i 50 anni di attività della Sazione di Soccorso Alpino di Forno A.G. Ciao e-mail manlio.astolfi@yahoo.it

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